Lo stalking è un reato che incide in modo profondo sulla libertà personale e sull’equilibrio psicologico della vittima. Non si tratta di un semplice conflitto interpersonale né di una “questione privata”, ma di una condotta penalmente rilevanteche lo Stato è chiamato a reprimere e prevenire.
Il legislatore italiano ha introdotto il reato di atti persecutori per rispondere a una realtà sempre più diffusa: comportamenti ripetuti e invasivi capaci di minare la serenità, la sicurezza e la libertà di autodeterminazione della persona offesa.
Cos’è lo stalking secondo la legge
Il reato di stalking è disciplinato dall’art. 612-bis del Codice penale. La norma punisce chi, con condotte reiterate, minaccia o molesta qualcuno in modo tale da:
- cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura;
- ingenerare un fondato timore per la propria incolumità o per quella di persone vicine;
- costringere la vittima a modificare le proprie abitudini di vita.
Non è necessario che vi siano aggressioni fisiche. Il cuore del reato è la reiterazione e l’effetto destabilizzante sulla vittima.
Cyberstalking: quando la persecuzione passa dal digitale
Negli ultimi anni lo stalking ha assunto forme sempre più digitali. Messaggi continui, chiamate insistenti, controllo tramite social network, creazione di profili falsi, diffusione di contenuti privati o minacce online: il cyberstalking è oggi una delle manifestazioni più frequenti del reato.
La giurisprudenza ha chiarito che anche le condotte realizzate esclusivamente attraverso strumenti informatici possono integrare il reato di atti persecutori.
Il fatto che la molestia avvenga “dietro uno schermo” non la rende meno grave: al contrario, la sua pervasività può essere ancora più invasiva.
Gli effetti dello stalking sulla vittima
Lo stalking produce conseguenze che vanno ben oltre il disagio momentaneo. Le vittime spesso sperimentano:
- ansia costante;
- paura di uscire di casa o usare il telefono;
- isolamento sociale;
- disturbi del sonno e dell’umore;
- perdita di serenità sul lavoro e nella vita quotidiana.
Uno degli aspetti più insidiosi è la normalizzazione della violenza: molte vittime tendono a minimizzare, giustificare o sopportare i comportamenti persecutori, ritardando la richiesta di aiuto.
Quando il comportamento diventa reato
Non ogni contatto indesiderato è stalking. La valutazione è sempre caso per caso. Tuttavia, alcuni segnali non devono essere sottovalutati:
- insistenza nonostante il rifiuto espresso;
- controllo ossessivo;
- gelosia patologica;
- comunicazioni ripetute e intrusive;
- minacce, anche velate;
- interferenze nella vita privata o lavorativa.
Quando questi comportamenti sono reiterati e producono un effetto destabilizzante sulla vittima, il confine del lecito è superato.
Gli strumenti di tutela per la vittima
Il nostro ordinamento offre diversi strumenti di protezione. Tra i principali:
- denuncia/querela per il reato di stalking;
- ammonimento del Questore, misura preventiva che può precedere il procedimento penale;
- misure cautelari, come il divieto di avvicinamento o l’allontanamento dalla casa familiare;
- tutela risarcitoria in sede civile per i danni subiti.
La tempestività è fondamentale: agire subito consente di bloccare l’escalation e rafforzare la tutela della vittima.
Il ruolo della consulenza legale
Affrontare una situazione di stalking senza supporto legale può essere estremamente difficile. La consulenza di un avvocato consente di:
- valutare correttamente la rilevanza giuridica dei fatti;
- individuare la strategia più efficace;
- raccogliere e conservare le prove in modo corretto;
- tutelare la vittima anche sotto il profilo psicologico e procedurale.
Ogni caso è diverso e richiede un approccio personalizzato, attento e rispettoso della persona coinvolta.
Conclusioni: lo stalking è una violazione della libertà personale
- Lo stalking è un reato grave, non un problema relazionale.
- Non richiede violenza fisica: basta una condotta reiterata e persecutoria.
- Il cyberstalking è pienamente riconosciuto dall’ordinamento.
- Esistono strumenti di tutela efficaci, ma vanno attivati per tempo.
Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma il primo passo per riappropriarsi della propria libertà e sicurezza.





